giovedì 4 aprile 2013

Il Rose Bowl

Il Rose Bowl come soprannome ha “The Granddaddy of Them All” ed a ben vedere data la sua storia ultracentenaria che ne determina il grande prestigio. Il primo kick off infatti fu addirittura nel 1902 quando fu organizzata una gara di football nell’ambito della Rose Parade, per aiutare economicamente l’organizzazione della parata, ed il suo primo nome non fu particolarmente fantasioso: “Tournament East-West football game”, il primo di gennaio, avviando così la tradizione dei bowl nel giorno di capodanno. In quel primo bowl, giocato come i successivi fino al 1923 al Tournament Park di Pasadena, fu Michigan, guidata da Fielding H. Yost, a letteralmente massacrare Stanford 49-0 in tre quarti, dopodiché quest’ultima abbandonò la gara. Michigan chiuse la stagione imbattuta 11-0 e fu considerata campione nazionale.

Senza troppo indagare sulle motivazioni, la gara fu messa in ghiaccio per un quindicina di anni, sostituita da svariate manifestazioni come corse dei carri, ma tornò al suo posto per il primo di gennaio del 1916, quando lo State College of Washington (attualmente Washington State University) sconfisse la Brown University per 14-0. Il Bowl crebbe di interesse fino all’inizio degli anni ’20 quando il Tournament Park, nella zona del campus di California Tech, venne abbandonato per un nuovo impianto, costruito ad hoc e per questo chiamato proprio Rose Bowl. La capacità di pubblico del nuovo impianto variò diverse volte dalla sua costruzione terminata nel1922, tuttavia esso rimase l’impianto più grande degli Sati Uniti sino agli ultimi anni del XX secolo quando la capacità fu ridotta dai precedenti 104 mila e passa spettatori ad una cifra a cavallo dei 94.000, attualmente una nuova riconfigurazione lo ha portato a circa 92.500 posti, il settimo impianto più grande degli USA e l’unico impianto attualmente non utilizzato dalla NFL ad ospitare uno dei principali Bowl del college football. Ma chi veniva invitato a questo Bowl diventato così interessante per essere seguito dagli appassionati di questo sport? La prima squadra fino al 1946 era una della Pacific Coast Conference (PCC, antesignana della moderna Pacific-12 Conference) contro una squadra della costa est degli USA. Questo diede modo alla gara di far spesso incontrare squadre, coach e filosofie diverse ed a loro modo importanti, come la gara del 1925 tra i Four Horsemen di Notre Dame e la Stanford di Pop Warner o quello del 1940 tra i Trojans di Howard Jones e la Tennessee di Bob Neyland. Il periodo più buio della seconda guerra mondiale, successivo all’attacco giapponese di Pearl Harbor dell’8 dicembre del 1941mise in guardia l’intelligence americana anche riguardo la Rose Parade, con il suo milione di avventori, ed il Rose Bowl, che avrebbe concentrato quasi centomila persone in un’area ridotta come un campo da football. L’iniziale cancellazione della gara fu scongiurata dall’invito della Duke University alla Oregon State presso Durham, North Carolina. I Castori attraversarono l’America per vincere il loro primo e per ora unico Rose Bowl 20-16. 

Anche la lunga e sanguinosa seconda guerra mondiale finì e sebbene il football non si fosse mai fermato, ma semplicemente limitato a causa dei problemi nel muoversi e della mancanza di tanti giocatori impegnati al fronte, la stagione 1946 si può definire come la prima vera stagione postbellica, in cui iniziarono a giocarsi regolarmente i Rose Bowl tra la vincente della PCC e quella della Big Nine, le due conference si trovarono in sintonia anche nel trattare i propri ragazzi come amatori e non come semiprofessionisti (proposta proveniente dalle università del sud degli Stati Uniti), in più iniziò una fase di desegregazione dei ragazzi afroamericani che in altre parti del paese sarebbe arrivata con colpevole ritardo: la Southeastern Conference non ebbe atleti afroamericani in nessuna delle sue scuole fino al 1966. Il Cotton Bowl, l’Orange Bowl, ed il Sugar Bowl non accettarono atleti afroamericani rispettivamente fino al 1948, 1955 e 1956. La PCC si dissolse nel 1958 a causa di uno scandalo legato al pagamento degli atleti che solo pochi anni prima la conference si fregiava di ritenere amatori in tutte per tutto, il Rose Bowl rimase quindi orfano di uno dei due canali da cui attingere le squadre partecipanti, per la stagione 1959 invitò Washington, primo college campione della neonata Athletic Association of Western Universities (AAWU), come avversario di Wisconsin nel Rose Bowl del 1960. The Big Ten autorizzò ad accettare qualsiasi invito da parte degli organizzatori del Rose Bowl a loro discrezione, per testimoniare quanto fosse giá ritenuto prestigioso questo match. La AAWU siglò poi un accordo con il Rose Bowl che rimase in essere dalla gara del primo gennaio 1961 sino al l’avvento del BCS nel 1998. AAWU crebbe come Conference divenendo ufficialmente “Pacific-8″ nel 1968 (prima il termine era usato informalmente ed era legato semplicemente al numero di squadre presenti), e successivamente “Pacific-10″ con l’arrivo di Arizona e Arizona State nel 1978, la Big Ten Conference (che nei primi anni non aveva un accordo ufficiale con l’organizzazione, come testimoniato dal rifiuto di giocare la gara del 1962 da Ohio State senza incappare in penali) non ha mutato il proprio nome per tutto il periodo che ha separato il Bowl dall’arrivo del BCS. Entrambe le conference obbedivano peraltro ad una sorta di regola detta “no repeat” che prevedeva la non riproposizione dell’invito per due Nni consecutivi alla medesima squadra, a meno che questa non fosse campione della conference, la Big Ten ha abolito questa regola nel 1972. Altra regola che venne a cadere durante gli anni ’70 fu quella che impediva alle squadre partecipanti di giocare un qualsiasi altro Bowl della medesima post-season. Nel 1998, nel tentativo di ordinare l’intricatissimo e gelosamente custodito (dis)ordine del college football, fu creata la Bowl Championship Series, e questo per il Rose Bowl significò il dover dividere con gli altri tre Bowl della BCS i contendenti, cercando in tutti i modi di mantenere comunque il formato che prevedeva la presenza di una squadra della Pac-10 (attualmente Pac-12 con l’arrivo di Utah e Colorado nel 2011) ed una della Big Ten. In due occasioni, il Bowl valse come BCS championship game: nel 2002 si affrontarono la #1 Miami (Big East Conference) e #2 Nebraska (Big 12 Conference) con una polemica molto accesa sulla decisione di invitare quest’ultima piuttosto che Oregon, il che volle dire la mancata presenza di una squadra della costa ovest da quando esisteva il Bowl, e la prima volta dal 1946 in cui non si sarebbero fronteggiate Pac-10 e Big Ten. Nel 2006 fu il fenomenale Longhorns-Trojans 41-38 a rompere la consuetudine Pac-10 vs. Big Ten, ma questo cambio valse il maggior ascolto televisivo per una gara di college football da vent’anni. in altre due occasioni il Bowl fu rimaneggiato dal format consueto: nel 2003 gli organizzatori non poterono invitare Ohio State, impegnata nel Fiesta Bowl per il titolo nazionale, e nemmeno Iowa precedentemente selezionata per l’Orange Bowl, fu così che a Pasadena scese per la prima volta Oklahoma, contro Washington State. Nel 2005 scese in campo Texas (Big 12) preferita a California, ed il Rose Bowl rimase per la seconda volta orfano di una squadra della Pac-10. USC è il college più presente al Rose Bowl con 33 gare, seguono Michigan (20), Washington (14), Ohio State (14). Alabama, 4-1-1 di record al Rose Bowl, è la squadra non Pac-12 o Big Ten più presente. USC è anche quella che detiene in maggior numero di vittorie (24), seguita da Michigan (8), Washington (7) e Ohio State (7). I coach Howard Jones (5-0) e John Robinson (4-0) guidano la lista dei coach imbattuti alla gara della rosa, che nonostante il suo secolo abbondante, restituisce ancora un fascino difficilmente eguagliabile, quando lo stadio viene inondato dal sole della California nel tardo pomeriggio di ogni Capodanno.

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