lunedì 4 novembre 2013

The Night The Clock Stopped

Un solo misero secondo.
Un attimo che decide il lavoro di una stagione, in un contesto così effimero come il college football.
4 novembre 1972, al Tiger Stadium di Downtown Baton Rouge arriva Ole Miss per una rivalità che conta già sessanta partite alle spalle ed un grandissimo equilibrio.
I Tigers sognano, hanno una striscia di 11 vittorie consecutive, sono 6-0 in quell'inizio stagione ed i sondaggi li danno #6 della nazione, i Rebels soffrono, in un avvio terrificante dove hanno subito tre sconfitte con Auburn, Georgia e Florida, non vengono considerati in nessuna maniera nel ranking nazionale, avviati ad una stagione anonima nel periodo di declino post-Vaught.
Ma la partita non va proprio come suggerivano i numeri, perchè le motivazioni di una rivalità cancellano come un colpo di spugna tutto quello che c'è stato prima. Si ricomincia da zero, dall'unica cosa che conta in quel momento: battere chi hai davanti, batterlo, strabatterlo, mandarlo nella polvere, lasciarglielo fino al prossimo anno, e se anche finirai la stagione nell'anonimato più completo, non importa, non conta niente, perchè oggi avrai battuto questo tuo avversario e questa è la cosa più importante. Di oggi. Della stagione. Della tua carriera sportiva. Della tua maledetta esistenza.

A poco più di tre minuti dal termine del quarto quarto, Ole Miss guida la partita 16-10 tra le urla del Tiger Stadium, LSU ha fatto letteralmente schifo ed è aggrappata alla sua difesa che costringe i Rebels ad accontentarsi di un field goal, ma è un calcio di quelli che pesano, perchè un +9 equivale a mettersi al sicuro da una segnatura e da una eventuale conversione da due punti. Steve Lavinghouse, il kicker di Ole Miss, già autore di tre field goal in quella stessa partita, fallisce clamorosamente dalle 27 yards e LSU, che qualche secondo prima stava rantolando pronta ad essere azzannata alla giugulare, si ritrova con la palla tra le mani, 80 yard da fare in 3:02, ma ancora viva.
Bert Jones, il QB che andrà a sostituire Johnny Unitas ai Colts al termine della sua carriera universitaria, mette assieme un drive che assume i contorni del disperato miracolo: LSU è subito costretta al quarto down ma riesce a convertirlo, poi nel corso del drive esce di nuovo dall'impiccio di una conversione di quarto, ma questi avanzamenti costano fatica, sudore e, soprattutto, secondi, che scorrono inesorabili, fino a quattro secondi dal termine. La banda di LSU suona Tiger Rag ininterrottamente  da quando la squadra ha ripreso la palla. Il ritmo dei cuori è accellerato.
1&10. Jones riceve lo snap, guarda, lancia su Jimmy LeDoux quello che era già, per quasi tutti, il passaggio dell'avemaria.
Incompleto.
Nonostante la capienza ufficiale sia di circa 67.000 persone, più di 140.000 occhi guardano l'orologio marcatempo. Quanto è passato? Sembra un'eternità. L'orologio segna 00:01. C'è tempo per un'altra avemaria.
Ancora oggi i tifosi di Ole Miss si chiedono come si faccia a concludere due azioni in quattro secondi, in uno sport che tuttavia è giocato su fasi estremamente veloci, in alcuni casi fulminee, se lo domandato tante volete anche Billy Kinard, l'HC dei Rebels, che l'ha messo anche nero su bianco dichiarando che non è umanamente possibile. Tuttavia chiama il timeout per preparare la difesa contro quella giocata da un secondo che vale la gara.
Charles McClendon, il capo allenatore di LSU, guarda Jones e questo gli strizza l'occhio, si sono già capiti pur non andando particolarmente d'accordo. Giocheranno una soluzione che di solito si tenta per le conversioni da due punti: tre ricevitori sulla sinistra in cui Brad Davis, un RB, è il più interno dei tre, Gerald Keigley va nel mezzo di fronte all'All-SEC DB Harry Harrison con LeDoux a fare il ricevitore esterno.
Snap, Jones riceve e prima di aver lanciato la sirena segnala la fine del tempo. Ma non la fine della gara.
LeDoux e Keigley partono con una corsa frontale momento dello snap e Davis corre al piloncino di sinistra con un difensore. Keigley mira a mettere fuori gioco Harrison e quindi prendere nel mezzo il marcatore di Davis, dandogli tempo di ricevere.
Jones vede Davis, carica, lancia. Davis fa un contromovimento per ricevere dando la schiena alla endzone, accecato dai riflettori, allunga la mano, la palla si appoggia e subito Brad la porta a sé e si gira per attraversare la goal line. E' passato un secolo dal suono della sirena. Harrison rinviene e tenta di spingere fuori dal campo Davis prima che questi attraversi la linea di gesso, ma è troppo tardi. Nessuna flag. Braccia alzate del referee.
Touchdown LSU.
Jim Kleipeter, che ha certo dimestichezza con il Tiger Stadium e lo ha visto "urlare" tante volte, afferma che il più potente ruggito che lui ricordi venire dagli spalti fu in quell'occasione, quando il cronometro era già fermo e anche i più lenti a dire l'Avemaria avevano già quasi finito di recitarla.
Tiger Stadium exploded, not in a wall of noise but in a surreal surround-sound of massive vibration that permeated everything, and was, for a moment, frightening. I felt like I might be lifted in the air. I could feel the stadium shaking for the only time in my life but I couldn't hear myself screaming.
Il Tiger continuò a vibrare come in un enorme terremoto senza nemmeno accorgersi che Rusty Jackson si apprestava a calciare la trasformazione che equivaleva realmente alla vittoria, avendo LSU in realtà solo pareggiato con il TD di Davis, ma pare, dalle cronache, che Jackson non ebbe grossi problemi, dando ai Tigers un'altra settimana per sognare, in attesa della gara di Birmingham contro Alabama, da cui ovviamente uscirono sconfitti abbandonando i loro sogni, come a ricordare che la gloria è assai fugace.
A volte, non conta essere la miglior squadra in campo per 59 minuti e 59 secondi: per Ole Miss, la sconfitta fu a dir poco bruciante, tanto che nello Yearbook del 1972, il risultato è riportato "Ole Miss 16, LSU 10 + 7". La vittoria invece è rimasta nell'immaginario collettivo di LSU come una delle più belle, delle più emozionanti, una vittoria talmente indimenticabile da ispirare anche i cartelli di confine tra Louisiana e Mississippi, che per un certo periodo recitarono:
"You are now entering Louisiana. Set your clocks back four seconds."

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